La festa del Compatrono Sant'Antonio Abate

17 gennaio 2008. L’Ordine Costantiniano ha celebrato anche quest’anno la festa del Compatrono Sant’Antonio Abate. In particolare i Cavalieri e le Dame della Vice Delegazione del Lazio Citeriore, in presenza del Vice Delegato Prof. Avv. Franco Ciufo, ha onorato la memoria di S. Antonio Abate nelle parrocchie del comprensorio di competenza. Numerosi fedeli e soprattutto molti bambini hanno partecipato presso i sagrati delle Chiese parrocchiali alla tradizionale benedizione degli animali domestici (estesa anche ai proprietari stessi degli animali). E’ stata l’occasione per un intenso e semplice momento di preghiera e soprattutto di grande gioia per la presenza dei più piccoli ai quali è stata illustrata la storia di questo grande Santo. Circa il “Proprium” (l’elenco delle celebrazioni proprie) del nostro Ordine Costantiniano, tale memoria liturgica ha il grado di festività.

Antonio nacque verso il 250 da una agiata famiglia di agricoltori nel villaggio di Coma, attuale Qumans in Egitto e verso i 18-20 anni rimase orfano dei genitori, con un ricco patrimonio da amministrare e con una sorella minore da educare. Attratto dall’ammaestramento evangelico “Se vuoi essere perfetto, va’, vendi ciò che hai, dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo, poi vieni e seguimi” (Matt.19:16-22), e sull’esempio di alcuni anacoreti che vivevano nei dintorni dei villaggi egiziani, in preghiera, povertà e castità, Antonio volle scegliere questa strada e venduto i suoi beni, affidata la sorella a una comunità di vergini, si dedicò alla vita ascetica. Visse nella Tebaide fino al termine della sua lunghissima vita. Negli ultimi anni accolse presso di sé due monaci che l’accudirono nell’estrema vecchiaia.

Morì a 106 anni, il 17 gennaio del 356 e fu seppellito in un luogo segreto. La sua presenza aveva attirato anche qui tante persone desiderose di vita spirituale e tanti scelsero di essere monaci; così fra i monti della Tebaide (Alto Egitto) sorsero monasteri e il deserto si popolò di monaci; primi di quella moltitudine di uomini consacrati che in Oriente e in Occidente, intrapresero quel cammino da lui iniziato, ampliandolo e adattandolo alle esigenze dei tempi. Nel 561 fu scoperto il suo sepolcro e le reliquie cominciarono un lungo viaggiare nel tempo, da Alessandria a Costantinopoli, fino in Francia nell’XI secolo a Motte-Saint-Didier, dove fu costruita una chiesa in suo onore. In questa chiesa a venerarne le reliquie, affluivano folle di malati, soprattutto di ergotismo canceroso, causato dall’avvelenamento di un fungo presente nella segala, usata per fare il pane. Il morbo era conosciuto sin dall’antichità come ‘ignis sacer’ per il bruciore che provocava; per ospitare tutti gli ammalati che giungevano, si costruì un ospedale e una Confraternita di religiosi, l’antico Ordine ospedaliero degli ‘Antoniani’; il villaggio prese il nome di Saint-Antoine di Viennois. Il papa accordò loro il privilegio di allevare maiali per uso proprio e a spese della comunità, per cui i porcellini potevano circolare liberamente fra cortili e strade, nessuno li toccava se portavano una campanella di riconoscimento.

Il loro grasso veniva usato per curare l’ergotismo, che venne chiamato “il male di s. Antonio” e poi “fuoco di s. Antonio” (herpes zoster); per questo nella religiosità popolare, il maiale cominciò ad essere associato al grande eremita egiziano, poi fu considerato il santo patrono dei maiali e per estensione di tutti gli animali domestici e della stalla. Nella sua iconografia compare oltre al maialino con la campanella, anche il bastone degli eremiti a forma di T, la ‘tau’ ultima lettera dell’alfabeto ebraico e quindi allusione alle cose ultime e al destino. La Chiesa Gran Priorale in Napoli è intitolata proprio a Sant’Antonio Abate e tutte le Chiese a lui dedicate nell’ambito del territorio dell’antico Regno delle Due Sicilie erano immediatamente soggette alla giurisdizione dell’Ordine Costantiniano. Come infatti ricorda il Chiarissimo prof. Leonardo Saviano, addetto di S.A.R. il Principe Carlo di Borbone delle Due Sicilie ed eminente storico dell’Ordine: “a seguito dello scioglimento dell’Ordine di S. Antonio Viennese, più noto come “Abate”, con Breve Apostolico Rerum humanarum conditio di Papa Pio VI nel 1777, i beni e i benefici di tale ordine, presenti sul territorio del Regno delle Due Sicilie, vennero conferiti al Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio”.